Torre Pallavicina

Blasonatura

Partito, al PRIMO scaccato di tre file di rosso e d’argento di tre pezzi, al SECONDO di azzurro caricato  della  torre di rosso merlata di tre alla guelfa, chiusa e finestrata di nero, al capo d’oro caricato dell’aquila di nero dal volo spiegato.

(DPR 13/1/1994, CONCESSIONE)


Note

Lo stemma è la traduzione del nome del paese, da una parte l’arma dei Pallavicino e dall’altra la torre. Così composto, l’emblema racchiude tutta la storia e le caratteristiche del Comune di Torre Pallavicina. Raccontano le cronache che ai Covo e ai Cropelli subentrò Tristano Sforza, che fece erigere una torre dalla quale avrebbe poi preso nome il futuro villaggio; la prima struttura fortificata, infatti, venne denominata Torre di Tristano. Quando la sua unica figlia Beatrice nel 1484 portò in dote l’intera proprietà al marito Galeazzo Pallavicino il fortilizio mutò così la denominazione in quella attuale, che si estese poi a tutto l’abitato sorto intorno ad essa. Nei primi anni del Cinquecento, Adalberto Pallavicino, figlio di Galeazzo, modificò la struttura fortificata accostandole lo splendido palazzo, progettato probabilmente da architetti che allora operavano in Mantova, e fece scavare il naviglio Pallavicino che ancor oggi irriga gran parte dell’alta pianura cremonese.

Lo scudo è un partito, diviso in due da una linea.

Nella prima parte a destra, si ha lo scaccato, tanti piccoli scacchi, disposti su tre file.

A sinistra, su fondo d’azzurro, la torre di rosso è merlata alla guelfa, presenta una merlatura i cui merli sono disegnati come se fossero dei piccoli rettangoli; ci sono anche una finestra e una porta di colore di nero.

Lo scudo è abbassato da un capo d’oro nel quale vi campeggia un’aquila di nero dal volo spiegato, con le ali aperte come se stesse volando.

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