Tra l’oro e il rosso, tra guelfi e ghibellini: si può riassumere con queste parole la storia araldica dei Comuni della provincia di Bergamo.
Una storia affascinante, tormentata, di confine — da una parte il Contado Milanese dall’altra il Governo della Repubblica di Venezia —; intima, di uomini rudi e forti, che sopravvivono alla solitudine della montagna e tengono fede alle proprie origini.
Negli stemmi si sublimano la passione, la forza, il carattere della gente bergamasca; si ritrovano castelli, spade, aquile, leoni, torri, draghi, arnesi per il lavoro dei campi e di miniera, alberi e monti, animali e santi. In queste figure è racchiusa l’essenza del territorio e la gratitudine per quell’uomo virile e grande condottiero che seppe dare lustro all’intero territorio.
Questo volume, realizzato per L’Eco di Bergamo, raccoglie tutti gli stemmi dei Comuni della provincia. Tengo a precisare che non si tratta di un compendio di storia locale, nemmeno un manuale di Araldica, e per questo motivo è stato inserito un glossario per spiegare i termini tecnici usati che descrivono le figure. È opportuno segnalare che la destra e la sinistra in araldica sono invertite rispetto alla destra e alla sinistra di chi guarda; tali termini si riferiscono all’ideale portatore, di solito il cavaliere, dello scudo.
Ho raccontato dell’iter di concessione o di riconoscimento di un emblema, le motivazioni e le curiosità ad esso collegate: perché tutti possano conoscere un poco della storia del proprio stemma, segno identificativo di un popolo. Le informazioni sono state estrapolate dall’innumerevole quantità di documenti raccolti ed elencati nell’apposita sezione.
Sono state ripercorse le tappe del vecchio stemmario del 2006, curato da Francesco Maida, il quale ha offerto tutta la collaborazione e l’impegno professionale; il volume è impreziosito dai disegni di Massimo Ghirardi, caro amico e uno tra i maggiori illustratori araldici d’Italia. Mi sono di nuovo avvalso dell’insostituibile collaborazione dell’Archivio Centrale dello Stato di Roma, dell’Ufficio Araldico della Presidenza del Consiglio dei Ministri, degli Archivi di Stato di Milano e di Bergamo oltre che degli
archivi comunali e degli archivi del Gruppo Italiano di Araldica Civica, del quale mi pregio di far parte.
Ho letto le pagine delle delibere, i pareri, le parole vergate su carte ingiallite e spesso dimenticate; ho cercato di dare un volto agli uomini e alle donne che in punta di piedi sono entrati nel libro; mi sono immaginato infervorate sedute di Consigli comunali, incontri assonnati nelle estati calde o gioiosi in particolari giorni di festa. Già, perché dietro gli stemmi c’è la vita di ciascuno di noi, di un popolo: grazie allo stemma siamo testimoni del nostro passato, della nostra identità, dell’orgoglio di appartenere ad un territorio, in particolare quello di Bergamo, così vivace e radicato.
Vi auguro una piacevole lettura, sperando di trasmettervi tutta la mia passione e le emozioni provate nello scoprire una parte di terra alla quale mi sono sentito legato durante la mia infanzia, quando ero solito scalare le montagne orobiche e scorrazzare per la Val Brembana e la Val Taleggio.