Castelli Calepio

Blasonatura

Partito; il PRIMO [d’azzurro] al leone d’oro, linguato di rosso e armato di nero, accostato da tre gigli d’oro posti due in capo, fiancheggianti una corona comitale dello stesso, uno in punta; il SECONDO di rosso al castello aperto e murato di nero, merlato di cinque alla ghibellina, cimato da una corona pure d’argento di cinque merli e accostato in punta da un giglio bianco posto in sbarra, fogliato di due.

(DPR 27/6/1962, CONCESSIONE)


Note

Quando il Comune di Calepio si unì al vicino borgo di Tagliuno, con propria delibera del 25 maggio 1927 del podestà Ernesto Noris, dando il via alla nuova realtà cittadina di Castelli Calepio, ufficializzata con regio decreto del 30 giugno 1927, si decise di mantenere come stemma quello innalzato dal vecchio nucleo di Calepio, che conteneva elementi tratti dall’arme dei Conti Calepio, feudatari di tutta l’omonima valle.

Nel 1961 furono avviate le pratiche di concessione dello stemma, in uso ormai da molti anni. Con delibera del 21 maggio, il consiglio comunale, sentite le parole del sindaco Luigi Manfredi, approvò lo stemma. Nella prima parte del partito, su fondo d’azzurro, è dunque la raffigurazione del blasone nobiliare dei Calepio, il leone d’oro, linguato di rosso e armato di nero, con la lingua di smalto rosso e le unghie di nero. La corona comitale illustra il rango nobiliare dei Conti di Calepio.

Nella seconda, su fondo di rosso, è il castello, elemento parlante, alludendo al nome stesso del Comune ma anche alla presenza di un importante sistema difensivo sul territorio. La corona sovrastante il castello, proprio nella sua forma murata, con la presenza di merli, fa riferimento all’unione dei due nuclei cittadini sancita negli anni precedenti. Il giglio ricorda san Celestino martire, le cui spoglie sono conservate nella cappella gentilizia del castello. Il conte Giovanni Paolo Calepio, uomo di fede mirabile, le ricevette in dono da papa Clemente X.

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