Gromo

Blasonatura

Di azzurro, al cigno di argento, imbeccato e piotato d’oro, allumato di rosso, tenente nel becco il serpentello di verde, sinuoso in banda e con la testa all’ingiù, esso cigno attraversante la campagna di verde, accompagnato a destra dall’abete dello stesso, fustato al naturale, nodrito nella campagna.

(DPR 27/11/2009, CONCESSIONE)


Note

L’elegante stemma di Gromo è antichissimo, la sua attestazione risale al tempo in cui la Serenissima sottrasse al Ducato di Milano il territorio di Bergamo nel 1428. Sotto il governo veneto, fino al 1797, l’emblema civico fu accettato dalla comunità comparendo su alcuni monumenti presenti sul territorio, ad esempio la fontana della piazza principale o la facciata del palazzo comunale, ma anche sull’antico arredamento che si trova nel salone consiliare; lo stemma comunale fu usato dall’amministrazione, come testimoniato su vecchi atti e documenti ufficiali. Una sua delineazione compare anche nello stemmario Camozzi.

Per tutto il secolo scorso non furono avanzate richieste di concessione o di riconoscimento. Non vi sono attestazioni presenti nei vari archivi storici, nemmeno all’Archivio Centrale dello Stato di Roma. Nel 2006 con delibera del consiglio comunale del 7 luglio, l’amministrazione approvò lo stemma ma la pratica si fermò poco dopo. Soltanto con l’amministrazione del sindaco Luigi Santus, con delibera del 24 febbraio 2009 e successiva del 5 agosto, finalmente lo stemma fu approvato e la relativa istanza inviata all’Ufficio Araldico della Presidenza del Consiglio dei Ministri che diede il nulla osta.

La caratteristica dell’emblema è la figura del cigno che tiene nel becco un serpentello, allegoria del bene e del male; l’abete vuole ricordare la splendida pineta che si trova agli Spiazzi di Boario, frazione di Gromo. Lo scudo era timbrato da una corona nobiliare ducale.

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