Songavazzo

Blasonatura

D’argento al toro di nero, passante su collina di verde; il tutto abbassato da un capo d’azzurro, caricato da una mitra d’argento.

(DPR 15/9/1980, CONCESSIONE)


Note

Un primo progetto araldico, affidato allo Studio Araldico di Genova, fu approvato il 31 luglio 1942 con delibera del commissario prefettizio Enrico Benzoni. Nel bozzetto su fondo di rosso comparivano un bue fermo e delle spighe di grano d’oro: — ricordiamo i suoi raccolti di grano e i numerosi armenti che pascolano su suoi prati. Questa domanda non ebbe seguito.

Il 25 febbraio del 1979, nella seduta del consiglio comunale furono approvati i nuovi emblemi civici, dopo aver inviato formale richiesta del 28 novembre 1978 all’Ufficio Araldico della Presidenza del Consiglio dei Ministri.

La presenza di un toro di colore nero allude all’importanza dell’agricoltura nel Comune, sul cui territorio esistono diversi allevamenti di bestiame. L’animale, nella sua forma araldica inalberato, con le zampe anteriori alzate e le posteriori appoggiate sul terreno, fu ridisegnato per ragioni estetiche, su suggerimento dell’Archivio di Stato di Bergamo, in dimensioni più ridotte, passante, su un declivio collinare, che rammenta l’altitudine del paese. L’altro oggetto presente nella parte superiore dello scudo, la mitra, richiama il possesso che su detta terra ebbero i vescovi di Bergamo dopo il 1026.

Nel progetto originale era presente anche un giglio per simboleggiare la donazione di queste terre e di tutta l’alta Val Brembana effettuata da Carlo Magno nel 774 al monastero di Tours, donazione non provata poiché essa non appare minimamente nei documenti storici.

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