Blasonatura
Partito: nel PRIMO, di rosso, alla torre d’argento, murata di nero, merlata alla guelfa di cinque, chiusa di nero con porta a sesto acuto, finestrata di uno dello stesso, con bifora a sesto acuto, essa torre fondata sulla campagna di verde; nel SECONDO d’azzurro, al tasso al naturale, fermo sulla campagna bandata d’oro e di rosso, accompagnato in capo dal sole orizzontale sinistro, d’oro, munito di due raggi ondeggianti e di un raggio e due semiraggi acuti
(DPR 17/5/1989, concessione)
Note
Il Comune di Zandobbio innalza uno stemma, elaborato dallo Studio Araldico di Genova, che ricalca le caratteristiche storiche e paesaggistiche del paese.
Lo stemma partito, diviso in due da una linea verticale che parte dal punto mediano del lato superiore per raggiungere la punta, racchiude a destra, su fondo di rosso, la torre d’argento, simbolo del paese stesso, del suo nucleo e delle vicende feudali.
Zandobbio sorse nella parte bassa, gemmando da Trescore, da cui si staccò definitivamente nel 1333. Le caratteristiche araldiche della torre sono
descritte nella blasonatura: possiede una porta, una finestra e lo spazio tra le commettiture è di nero.
Nella seconda parte, su fondo d’oro la colonna di marmo di rosso al naturale vuole simboleggiare la produzione più famosa del paese: i suoi marmi
rosati ch’ornan palazzi e templi augusti.
Le montagne di Bergamo che si formarono a latitudini più meridionali delle attuali, furono sospinte in epoche recenti a nord, subendo così una notevole torsione, e furono interessate da pieghe, fratture e falde.
Le altre figure, le tre spighe di frumento d’argento, poste a ventaglio, vogliono ricordare la dedizione agricola di Zandobbio. L’anomalia araldica evidente è lo smalto d’argento che viene a coprire un altro metallo, l’oro, incorrendo nel grave errore di andare contro le regole che vietano di sovrapporre metallo su metallo.